"Il patriottismo è l'ultimo rifugio dei mascalzoni"
Samuel Johnson


martedì 30 dicembre 2014

2014, da Renzi a Genny il "diario" del (fu) Bel Paese

Il 2014 volge al termine, e seppur con la testa alle vacanze natalizie, è importante sfogliare e ricordare cosa è capitato e cosa ha riguardato l’Italia, il “fu Bel Paese”.
Ad inizio 2014 abbiamo la staffetta al ruolo di Premier italiano tra Enrico Letta e Matteo Renzi, un avvicendamento veloce e imprevisto sino a poche settimane prima tra due Presidenti del Consiglio non avallati dalle urne ma da manovre di Palazzo, tuttavia mentre Enrico Letta è da tempo un uomo politico che frequenta il potere centrale ed è un fedelissimo del candidato Premier di centrosinistra Bersani, Renzi ha scalato dapprima il PD poi ambito al ruolo di Premier con metodi e toni ben poco cortesi ed eleganti, il suo hashtag #Enricostaisereno ancora riecheggia in internet come una macchia indelebile nella credibilità della persona prima ancora del politico.
Renzi promette decisionismo, velocità, riforme, in occasione della sua proclamazione ne elenca numerose da votare e rendere operative, con cadenza mensile, sarà il primo atto di quella “annuncite” che non abbandonerà più il Premier in ogni occasione pubblica nella quale dimostra di saper affabulare con l’arte della retorica, essere più veloce di un pianista a twittare su internet, ma essere politicamente più inconcludente di un Luther Blisset sotto-porta.
Nel frattempo mentre il programma “supercazzola” di Renzi (copyright by M. Travaglio) prosegue, il Paese è sconvolto da un susseguirsi di inchieste giudiziarie che ne scoperchiano il diffuso e mai scalfito malaffare che ne compromette sempre più la credibilità sia a livello internazionale, ma soprattutto verso i cittadini italiani onesti che si destreggiano tra tasse e balzelli sempre crescenti, perdita del posto di lavoro, difficoltà ad arrivare a fine mese, in un cortocircuito di rabbia e depressione le cui conseguenze sono ancora tutte da riscontrare nel prossimo futuro.
Il semestre europeo di Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea si sta per concludere nel disinteresse generale dei media italiani, ma giova ricordarne l’apertura, con un indimenticato intervento del Premier Renzi che, anziché concentrarsi sui reali problemi strutturali dell’Europa, divaga sui massimi sistemi, tirando in ballo Telemaco, tra l’ironia e la delusione degli intervenuti dal resto d’Europa per ascoltarlo. Ciò spiega perché pochi mesi dopo l’Economist raffigurerà il nostro Premier come un bimbo con il gelato in mano su di una barca (l’Europa) che affonda.
Quando qualcosa di concreto e immediato deve essere fatto, Renzi e i pezzi grossi del calcio italiano e dell’ordine pubblico, battono in ritirata, in occasione della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina, scoppiano disordini plurimi nei dintorni dello stadio di Roma, all’interno dello stesso la tensione è alle stelle, i tifosi napoletani capitanati dal loro leader “Genny a’carogna” non permettono lo svolgimento della partita se prima non hanno rassicurazioni in merito alle voci che si rincorrono sulla possibile morte di un tifoso napoletano (il quale, gravemente ferito, purtroppo spirerà tempo dopo). Il capitano del Napoli, alti funzionari delle forze dell’ordine e chissà chi altri, vanno in pellegrinaggio al cospetto di “Genny” per informarlo, ammorbidirlo nei suoi intenti di bloccare il gioco, e rassicurare tramite lui tutta la tifoseria partenopea,  arrabbiata e minacciosa. Nel frattempo Renzi e i capi del calcio italiano, come altre “autorità”, se ne stanno sdraiati sulle loro comode e regali poltrone o a passeggio mani in tasca lungo la tribuna autorità, disinteressati a quanto avveniva ma impazienti che iniziasse la partita per potersi finalmente godere il divertimento dell’ ultima sfida pallonara della stagione.
Sono stati accontentati con un po’ di ritardo grazie all’intercessione di “Genny”, l’unico che non aveva poltrona regale sulla quale sedersi né mani in tasca, è passato per un personaggio cattivo, losco, negativo, ma che dire di quelli in tribuna autorità? Hanno dimostrato la loro autorità? O meglio, hanno dimostrato anche solo di essere uomini? L’ignavia è un peccato tanto quanto la collera e l’ira, ma al di là del ruolo professionale e sociale che si ricopre e del rango nella scala sociale, un uomo, se è tale, gli attributi li deve mostrare nel momento del dovere…non pervenuti!
Dal Mose all’Expo, sino ai recenti fatti dell’inchiesta di “Mafia Capitale”, oramai si ha la certezza che in questo Paese il malaffare è capillare, trasversale tra le forze politiche, incistato proprio nel cuore della politica e del mondo degli affari, e che dell’onesto cittadino non si curano, anzi ne approfittano e se ne fanno beffe.
I nomi implicati in questi scandali sono già noti alla cronaca giudiziaria e alla cronaca nera da decenni, rimandano a un passato mai del tutto terminato che riporta al terrorismo, agli omicidi e alle tangenti, come se il tempo si fosse fermato, come se fosse la disonestà ad avere dignità e considerazione sociale.
Come nel caso della finale di Coppa Italia, anche qui i politici, da destra a sinistra (ma ha ancora senso fare questa distinzione?!) andavano in pellegrinaggio da faccendieri e loschi affaristi plurindagati, plurinquisiti e, talvolta, pluricondannati, per ottenere favori, potere, denaro.
A quanto detto si affiancano i dati macroeconomici del Paese, e non c’è altro da fare che disperarsi, il debito pubblico italiano è stimato dal Fondo Monetario Internazionale quasi al 137% del pil, 5 punti percentuali in più rispetto alle previsioni del governo italiano, e la Banca d’Italia ha comunicato che a ottobre il debito pubblico italiano è tornato a crescere, aumentato a oltre 2.157 miliardi di euro, mentre sale ancora il numero dei disoccupati, infatti a ottobre i senza lavoro, secondo i dati provvisori dell’Istat, sono 3 milioni 410 mila, attestandosi così al 13,2%.
E ancora, per non farci mancare nulla, è di poche settimane fa la pubblicazione del Corruption Perception Index 2014 di Transparency International, che riporta le valutazioni degli osservatori internazionali sul livello di corruzione di 175 paesi del mondo. L’indice 2014 colloca il nostro paese al 69esimo posto della classifica generale, come nel 2013, fanalino di coda dei paesi del G7e ultimo tra i membri dell’Unione Europea. Rispetto al passato l’Italia ferma la sua rovinosa discesa verso il basso della classifica, ma resta maglia nera tra gli Stati occidentali. Anzi peggiora la sua situazione complessiva in Europa, dato che Bulgaria e Grecia la raggiungono al 69esimo posto, migliorando la loro posizione in classifica. Adesso dietro all’Italia, in Ue, non c’è più nessuno.
Nel frattempo vista la drammatica situazione economico-sociale dell’Italia, la società di rating Standard&Poor’s declassa l’Italia a livello “BBB-“, che significa essere un solo livello sopra quello di “junk”, spazzatura, riferito alla credibilità del Paese a livello internazionale. 
E come dare loro torto. Non avevamo certo bisogno delle analisi dei super-analisti di cotanta Agenzia di rating internazionale per renderci conto di come si è sgretolata la credibilità della società italiana non solo agli occhi degli stranieri, ma pure ai nostri di persone oneste. 
Forse un tempo, nel Secondo Dopoguerra lo è stato, ma ora, se questo è un Bel Paese…



Roberto Locatelli


Tratto da IL SUSSIDIARIO.NET del 28/12/2014
http://www.ilsussidiario.net/News/Politica/2014/12/28/SPILLO-2014-da-Renzi-a-Genny-il-diario-del-fu-Bel-Paese/567014/

sabato 6 dicembre 2014

I "TOTEM" CHE HANNO DISTRUTTO L'OCCIDENTE

“Il migliore dei mondi possibile”, così viene incensata quella parte di mondo che viene identificata con il concetto di “Occidente”. Sarà vero? Forse è il caso di chiedersi che civiltà è quella Occidentale, sia per quanto concerne la vita dei singoli individui, sia per quanto concerne la politica estera delle èlite politiche al potere.
La civiltà Occidentale ha le sue fondamenta nel bagaglio storico, filosofico, tecnico, organizzativo e sociale delle due civiltà classiche per antonomasia, quella greca e quella romana, sulle quali poi si è saldata la cultura legata alla religione cristiana che, nelle sue declinazioni e con i suoi meriti e demeriti, ha segnato la storia Occidentale attraverso il Medioevo e l’Umanesimo-Rinascimento, influenzando notevolmente la vita delle popolazioni ivi presenti con conseguente fiorire di attività, studi e applicazioni tecniche che hanno svariato dalla filosofia, alla teologia, dalla medicina, all’insegnamento, dalla politica, all’arte (musica, pittura, scultura) e l’architettura.
Con la Rivoluzione Francese, ha avuto inizio una lenta ma inesorabile erosione del potere temporale della Chiesa, e nel breve volgere di due secoli si è giunti ai giorni nostri, dove il magistero della stessa risulta confinato sempre più dell’alveo della sola dottrina religiosa, portando la società ad un approccio laico scevro da condizionamenti religiosi.
Ma cosa è oggi il mondo Occidentale? Come lo declineremmo? Cosa è rimasto della sua capacità di creare cultura a tutti i livelli dell’ingegno umano?
Oggi quello che si definisce “mondo Occidentale” è perlopiù un mondo dove la cultura e la civiltà non dimorano da tempo; i valori collettivi basilari del vivere civile, quali l’onestà, la lealtà, l’onore, la fedeltà, la sincerità, l’educazione, che caratterizzarono in passato questa parte di mondo, sembrano irrimediabilmente persi sull’altare dei nuovi idoli: potere, ricchezza e status.
L’Occidente si caratterizza solo per tre aspetti, l’economicismo sfrenato, l’idolatria della “democrazia” e la pretesa superiorità verso il resto del mondo, considerandosi “il migliore dei mondi possibile”.
I valori collettivi tradizionali, che identificavano un individuo nella sua comunità di appartenenza e che, per osmosi, caratterizzavano la società tutta, sono stati sostituiti dalla perversa logica del consumismo e dal denaro. Beni, cose, oggetti, meglio se tanti, costosi e di lusso, identificano oggi la persona nella comunità di appartenenza, mentre il denaro è la ragione di vita. L’individuo non viene più considerato tale per i valori che rappresenta e che esprime nell’agire quotidiano, bensì in base al suo essere “consumatore”, se non è utile alla filiera consumo-produzione, è un escluso, una nullità. Si badi bene che ho volutamente inteso scrivere di filiera consumo-produzione, e non come logicamente ci si aspetterebbe produzione-consumo, perché da tempo i maggiori esperti di economia ripetono il mantra che “bisogna stimolare i consumi per far ripartire la produzione”(!), il che, se lo si analizza bene, è un’assurdità, di solito si dovrebbe produrre ciò che serve, pertanto acquistare i prodotti che servono all’individuo, invece la nostra società è così sclerotizzata che chiede alla persone di annullarsi in quanto tali, diventare meri consumatori di ogni qualsivoglia stupidaggine, pur di permettere che la produzione non si fermi.
E’ il terminale-uomo a disposizione delle cose! Non si lavora per vivere, ma si vive per consumare, non contentandosi mai perché sempre nuovi beni vengono prodotti, sempre nuove cose che danno status sociale vengono prodotte, in un vortice senza fine dove si è creato il meccanismo perfetto dell’infelicità, infatti la tensione delle persone è tutta proiettata verso il futuro senza mai assaporare il presente, senza mai potersi sedere per godersi le cose o i beni acquistati e faticosamente sudati, perché nuove necessità incombono, a un ritmo sempre più frenetico. Un mondo che si caratterizza come un enorme supermarket dove la vita scorre tra produrre e spendere, e chi rimane indietro è perduto, un reietto, un emarginato. Le persone non sono più tali in base ai valori che guidano le  loro azioni, bensì in base alla loro capacità di essere dei lavandini, o meglio, dei water, capaci di digerire continuamente beni e cose, cose e beni.
Il concetto di “democrazia” è diventato il totem ideologico delle classi politiche occidentali contemporanee, tanto da muovere pretestuosamente guerre in qualsivoglia parte del mondo con finalità tutt’altro che onorevoli, ma mascherandole con la volontà di esportare la “democrazia”. Termine questo in gran lunga svilito e stuprato nella stragrande maggioranza dei Paesi occidentali in quanto da tempo questi Stati si sono adeguati ad essere oligarchie, e le sfide elettorali null’altro sono se non pseudo-competizioni tra lobbies e gruppi di potere che delle volontà dei cittadini si fanno beffe una volta ottenuto l’agognato voto e la conseguente fetta di potere.
La democrazia è pertanto solo un meccanismo per la gestione del potere politico e sociale, non è, e non potrà mai essere, un valore a sé stante, né identificabile con il concetto di “bene”, da contrapporre al “male” incarnato da Stati che democratici non sono, pena ulteriori perdite di vite umane innocenti sulla coscienza.
Da ultimo, l’ineguagliabile superbia dell’Occidente sul resto del mondo in virtù della superiorità economica, finanziaria,tecnologica, produttiva e militare, tale per cui le élite politiche di questi Paesi si arrogano il diritto di ingerenza negli affari di qualsivoglia Stato del mondo, senza dover chiedere conto a nessuno in quanto le maggiori Organizzazioni Internazionali sono ampiamente sotto il loro controllo (Onu, Nato, Fmi).
In un mondo siffatto, con questi valori fondativi, non stupisce poi il rovescio della medaglia, fatto di una moltitudine di problematiche che interessano i cittadini  nella sfera della salute mentale e comportamentale, tali da divenire vere e proprie emergenze sociali. Depressione, nevrosi, anomia, tossicodipendenza, alcolismo, ludopatia, sono il bubbone marcescente e putrescente in seno al mondo civilizzato Occidentale, e vi rientrano tutti coloro che sono impossibilitati a trasformarsi in individui-lavandini o individui-water per lo scarico continuo dei beni di consumo, oppure perché consci di non trovare l’adeguata collocazione sociale in quello che viene venduto come “il migliore dei mondi possibili”.
Un mondo dove l’avere troppo, annoia, e lo si vede per i giovani e i ricchi, sempre più dediti a trasgressioni e sballi estremi; mentre gli anziani, sempre più soli, tirano avanti tra giochi d’azzardo e sconce trasmissioni d’intrattenimento televisivo, dove si creano artificiosamente quei sentimenti che nella realtà non riescono più a vivere.
Hanno un bel da fare i vari Pontefici che da decenni a questa parte cercano di rimettere l’attenzione dei loro fedeli sui veri valori dell’individuo, oramai si vive in un mondo che ha creato una società dell’avere, del prodotto, dello status, dell’effimero, tesa sempre verso il futuro, senza mai cogliere e godere la vita nel presente, condannando la popolazione alla certezza dell’infelicità, dove l’unico essere umano che interessa è “il consumatore”.
Ma forse c’è un’ultima possibilità, e come le medicine più efficaci, che sanno essere amare e persino dolorose nell’immediato per poi dispiegare i loro effetti benefici nel futuro, il rimedio potrebbe essere una guerra. Sì, una guerra che interessi direttamente sul proprio territorio il mondo Occidentale. Non parlo di atti di terrorismo, guerriglia o cose simili, bensì una guerra vecchio stile, con coinvolgimento diretto e massiccio della popolazione tutta.
Forse troppe generazioni private di questo dramma collettivo non sono un bene per la società, perché ci si impigrisce, si diventa arroganti, avari, egoisti, amorali, si perdono i veri valori dell’esistenza, che per prima cosa sono proprio il senso della vita e il vivere, sostituiti con valori fasulli, artificiosi che hanno portato a incensare comportamenti meschini, villani e arroganti a tutti i livelli del vivere civile, sin nelle altre sfere del potere politico ed economico.
La guerra porta distruzioni materiali e drammi umani, perdere le persone care, registrare per sempre nella propria mente gli orrori della violenza, convivere quotidianamente con la miseria e la morte sono cose che non si vogliono e non si devono augurare a nessuno. Ma come la lava di un vulcano quando passa distrugge tutto quello che incontra per poi, una volta ferma e raffreddata, torna a essere terra fertile per nuova vita, così anche la guerra ha effetti benefici, infatti riduce la vita delle persone all’essenziale, la libera dai mille orpelli mentali e materiali nei quali è stata rinchiusa, privandola della sua linfa vitale, per restituirle la sua vera essenza, che è il godimento quotidiano della vita stessa. Inoltre nella guerra ci si sente tutti parte dell’immensa tragedia collettiva, ci si stringe assieme nelle necessità, si fa comunità, si rinuncia all’egoismo viscerale della società dell’accaparramento continuo, per essere parte di un insieme con lo stesso vissuto, le stesse esigenze, i medesimi sogni di vita e di pace.
Sì, perché un altro senso della guerra è quello di giungere un giorno, che si spera sempre arrivi il prima possibile, alla pace.

Una guerra potrà salvare e redimere l’uomo e la società occidentale?


Roberto Locatelli


Tratto da IL SUSSIDIARIO.NET del 01/12/2014
http://www.ilsussidiario.net/News/Esteri/2014/12/1/SPILLO-I-totem-che-hanno-distrutto-l-Occidente/559130/