"Il patriottismo è l'ultimo rifugio dei mascalzoni"
Samuel Johnson


sabato 7 settembre 2013

PACIFINTI ALL'ARREMBAGGIO DELLA SIRIA

Ci risiamo, il malconcio, indebitato, amorale, decadente "mondo occidentale", capitanato dai soliti Stati Uniti d'America vuole aprire un nuovo fronte di scontro militare, la prossima vittima predestinata da mesi è la Siria.
Sembra ormai imminente un attacco-lampo che serva a fiaccare le forze dell'ex amico Assad, scoperto poi feroce e sanguinario dittatore, al fine di rovesciarlo e instaurare un regime fatto su misura degli USA e del mondo occidentale tutto.
A questo aberrante scenario di ennesima violenza si oppongono due figure che più lontane tra loro non potrebbero essere: Vladimir Putin e Papa Francesco.
Certamente le motivazioni contrarie al conflitto che muovono questi due personaggi sono tra loro differenti, per Putin si tratta di contrastare l'onnipotente imperialismo americano, in un gioco a scacchi di geopolitica tra le due ex-superpotenze mondiali, dove in palio c'è il prestigio e l'influenza nelle scelte che riguardano tematiche e fattori al di fuori dei loro confini territoriali e aventi per ciò stesso rilevanza mondiale.
Mentre per Papa Francesco si tratta di affermare una sacrosanta verità: che la guerra porta solo orrori e distruzioni, nell'animo delle persone prima ancora che materiali, ed evitare che ciò accada deve essere un imperativo per ciascun leader politico e ogni persona in particolare.
Ma "la pace" è certamente tra i valori più stuprati negli ultimi anni dai leader dei Paesi Occidentali, dalla Serbia al Kosovo, dall'Afghanistan all'Iraq, passando per la recente intromissione agli affari interni della Libia, l'interesse mostrato è solo quello di far rientrare quel territorio nella propria sfera d'influenza geopolitica, sfruttarne le risorse e stabilire un proprio primato "morale" mondiale.
Sì, perché mentre si bombardano villaggi, scuole, ospedali, strade, ponti, acquedotti, si sparge orrore e distruzione tra la popolazione civile, si rovinano famiglie togliendo loro padri, madri, figli, nonni, zii, cugini, intromettendosi violentemente in un tipo di vita che potrà anche sembrare aliena rispetto ai nostri occhi, ma che tuttavia non ci dà il diritto di toglierla a chicchessia.
Ma con estrema "premura" sono già pronti all'uopo le alte motivazioni a tutto questo interventismo militare: la difesa dei "diritti civili" e della democrazia.
Sono i due grimaldelli con i quali il mondo occidentale giustifica i propri sanguinari interventi militari, dimentichi del fatto che il mondo è abbastanza grande per contenere tutte le diversità possibili e immaginabili, di religione, di cultura, di usi e costumi; pensare e agire nel senso di applicare le nostre formule sociali, culturali e politiche al mondo intero sono un esercizio di arroganza senza attenuanti!
E mentre si prepara l'ennesima carneficina "made in occidente" di civili inermi con aerei comandati a distanza per limitare il più possibile il numero dei propri soldati deceduti al fine di non urtare la propria opinione pubblica, la macchina della propaganda è già al lavoro: "Assad affama e tiranneggia sulla propria popolazione e noi (occidentali) non possiamo rimanere inermi a guardare, dobbiamo agire".
Fa niente se fino a poche settimane fa tutto l'Occidente faceva affari d'oro con la Siria, Italia in testa per il rifornimento di armi, ora deve essere eliminato, destituito, perché così vogliono i padroni del mondo e i loro lacchè!
Ma la cosa più stucchevole è tutto questo è portato avanti dal Presidente Usa, Barack Hussein Obama, primo presidente "di colore" della storia americana, insignito in maniera del tutto immotivata del Premio Nobel per la pace, ma che non ha mai agito in tal senso nella sua carica presidenziale, dall'Iraq all'Afghanistan, passando per Guantanamo, sino alla Libia; non è riuscito a porre termine a nessuno dei teatri di scontro nei quali si è cimentata l'America di Bush, anzi, ne ha aumentata la presenza e l'impegno, aprendo altri fronti (Libia) e non chiudendo la controversa base di Guantanamo.
Se guardiamo nel nostro piccolo orticello italico non possiamo non prendere in considerazione  nostro malgrado l'attuale ministro della Difesa, il ciellino Mario Mauro, colui che solo poche settimane fa in occasione del voto parlamentare per l'acquisto degli F35 si cimentò in una dichiarazione da non senso logico: "per amare la pace, armare la pace".
Non intendo addentrarmi nei meandri delle sinapsi del succitato ministro per scoprire da dove scaturisce una siffatta sciocchezza, né cercherò di decrittarla, penso che abbia semplicemente cercato di motivare un'assurda ingente spesa economica e un'incomprensibile acquisto che altri Paesi hanno rifiutato perché trattasi di prodotto quantomeno non ottimale nelle sue peculiarità tecniche.
Ma ciò che urta è che un esponente di un movimento cattolico come CL da un lato si prodighi per l'approvvigionamento di mezzi militari sofisticati, dall'altra si genufletta in preghiera e faccia dieta in ossequio alle parole e all'iniziativa del sommo Pontefice per la pace in Siria
La pace intesa da Papa Francesco non presuppone armi, ma la fermezza delle idee e della fede!
 
Locatelli Roberto
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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